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L’8 agosto 2014, scendendo dall’Alto del Perdon, un pellegrino che mi precedeva aveva scritto con una serie di sassi, a lato del Cammino (Francese): PENSA PELLEGRINO.

In quel momento ho capito perchè quaranta anni prima, allo scoccare dei miei 18 anni, avevo preso il mio zaino e la canadese ed iniziato a conoscere luoghi, posti, culture,cucine, modi di essere ed a parlare con ogni persona disposta ad essere ascoltata, in ogni lingua del mondo pur conoscendo solo l’italiano, un francese scolastico ed un inglese imparato on the road.

Quel giorno ho ringraziato il pellegrino ignoto che mi aveva fatto capire quello che ero senza saperlo: PELLEGRINO DA SEMPRE.

Perchè pensare pellegrino è un modo di porsi rispetto a chi si incontra: vengo da lontano, ti voglio conoscere, ti porterò sempre con me.

Il pellegrino da sempre è diverso dal:

  • turista (o dal turigino) che ambisce solo portare a casa le sue foto (o meglio i suoi selfie);
  • viaggiatore che nei suoi appunti (o meglio riflessioni) che pontifica dall’alto della suo sentirsi “la civiltà alla scoperta dei selvaggi”.

Si può pensare pellegrino con lo zaino in spalla ma anche in auto,in aereo, in camper, in barca o in crociera: l’oggetto mezzo non è importante, è il soggetto che determina il suo stato.

Come il Cammino insegna che non è una gara ma una condizione dello spirito e solo i braveheart (o i bravo come direbbero gli spagnoli) lo possono fare, capire, completare, apprezzare.

Ora smetto di tediare i miei 24 lettori e vi auguro di unirvi a me ad al mio hermano Marco a seguirci nelle ulteriore cammino: ieri quello francese eppoi quello aragonese, oggi quello (nuovissimo) di Madrid.

Hasta perigrinos